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Il poeta sband’

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Autocarro e rimorchio, gomme lisce
ansimante in salita, già provato
da strade impervie,
il poeta sbandò: così si disse.

Occhi verdi: via libera. Corse
si sentì uccello
ricordò i vent'anni.

Occhi d'alga
sorriso di perle
e mare,
mare che si solleva col suo petto
promessa di una nuova giovinezza
strada felice ancora da percorrere.

   - Donne e motori...- dissero.
     Sbandò.

Sbandò. Non vide ponti né dirupi
garde rail di prudenza, avvertimenti:
Strada pericolosa
ogni curva nasconde una chimera.

Il cuore è pazzo, accelera e poi cede.

Il poeta sbandò, fu proprio il cuore
a lasciarlo, tradendolo ad un bivio:
banchi di nebbia,
procedere più lenti. La corsia
è quella preferita dalla morte. 
Si precipita in folle, senza freni.

   Occhi verdi:via libera. L'amore
   questa stradina stretta
   che non c'è sulle carte
   un nessun-luogo.

Il poeta sbandò
ruppe felice l'argine ed il limite
della velocità: si trovò solo
                     - il cuore rotto
senza alcuna luce.

Occhi verdi: via libera. L'amore
questa strada smarrita
esiste ancora
la cerchiamo sbandando
anche se non v'è traccia sulle carte,
per trovarla una sera, quando è tardi.



 Leopoldo Attolico - 25/05/2012 19:37:00 [ leggi altri commenti di Leopoldo Attolico » ]

Poesia e destino , così assiduamente frequentati da questi versi di Carmelo , trovano alimento in una distesa / riflessiva espressività che ce li rende famigliari e fraterni , sottraendoli al peso dell’ineluttabilità che pure li sostanzia . Come sempre la poesia di C. indica e riassume la centralità del guardare "oltre" il desiderio , oltre la problematicità del sentimento e dei suoi esiti .

 Marco Palumbo - 25/05/2012 16:07:00 [ leggi altri commenti di Marco Palumbo » ]

A volte è dolce naufragare...
E certo, sì, può esser dolce - e fatale - anche sbandare.
Saluti :-)

 Domenico Morana - 24/05/2012 20:28:00 [ leggi altri commenti di Domenico Morana » ]

Oh, i vent’anni, li ricordo… mi venivano già allora gli occhi verdi della poesia per la poesia...
Sì, il Poeta sbandò, ma non per amore...
Trent’anni sono passati, da un mattino estivo in cui alla Sua porta si presentò un giovane, poco più di un fanciullo, per chiederLe ascolto. Lei fu gentile e lo ammonì di non parlar (Dio ce ne liberasse) di vispe e rime e Terese. Il simil-fanciullo in tasca custodiva le sue misere versioncine di un oscuro poetastro francioso, tale Henri Michaux, e s’immaginava solo per questo, l’ingenuo, solo perché di Michaux si traduceva ben poco in Italy, di guadagnarsi così accoglienza commossa e larmoyante da Vossia, come si narra che avvenne al piccolo Olivier Larronde al cospetto dei terribili Genet e Cocteau. Ma io non ero il piccolo Olivier e Vossia aveva già dato la polvere a Genet e Cocteau, pur ignorando chi fosse Michaux. Così feci tesoro delle Sue preziose raccomandazioni e tenni gelosamente in saccoccia le mie traduzioni. Oggi questa Sua poesia mi riconcilia con Lei, con Vossia, e mi fa riflettere sull’arroganza e la stupidità dei miei vent’anni. Mi creda Suo ammiratore, rosso come un peperone, come me ne andai allora di corsa da casa Sua, con la coda tra le chiappe.
Il Poeta sbandò. Forse fu una fortuna. Forse no. Quién sabe?

La nostra città era, ovviamente, Palermo. Palmerde.

Suo affezionatissimo

Domenico Morana

 Loredana Savelli - 24/05/2012 19:10:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Il poeta "sbanda" davanti al conformismo perché la sua ricerca è personale e autentica. E audace.
E gli occhi verdi? Simbolo di trasparenza, di sincerità, il voler vedere attraverso e lontano.
"L’amore
questa strada smarrita
esiste ancora
la cerchiamo sbandando
anche se non v’è traccia sulle carte,
per trovarla una sera, quando è tardi."
Infine viene svelato ciò muove tutta, oserei dire, la ricerca poetica.
Molto bella, giova leggerla e rileggerla.
Un saluto!!

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